Questa antica Chiesa, il cui territorio si estende tra colline e pianure, laghi e montagne, è fortemente segnata dalla presenza di Maria. Si contano in essa numerosi santuari, alcuni dei quali collocati quasi come sentinelle per tutta l’ampiezza della catena alpina.

Da quei luoghi sacri la Vergine santa veglia su città e paesi della diocesi ed esercita la sua materna protezione su quanti a lei si affidano. […] Il santuario di Gallivaggio protegge la Valchiavenna fino al passo dello Spluga, antico transito verso Roma e l’Italia. […] Sono lieto di ricordare con voi questi luoghi sacri che impreziosiscono la vostra diocesi. Essi sono testimonianza di una consolidata tradizione di devozione mariana, che ha superato i secoli.

Talvolta si sente obiettare che il culto alla Vergine, specialmente quello popolare, rischia di distogliere l’attenzione della fede che è Gesù, morto e risorto. Ma non è così.

Attraverso Maria noi giungiamo più facilmente al suo divin figlio. Maria è posta come modello del credente e dell’intera Chiesa chiamata a rispondere col proprio ‘sì’ al Signore.” (San Giovanni Paolo II papa, “Regina Cæli”, stadio Sinigaglia di Como, 5/5/1996)

Mercoledì 10 ottobre 1492, due fanciulle intente a raccogliere castagne nel bosco videro “una persona adulta e nobilissima, con un velo bianco in capo che scendeva fin sulle spalle”.

Ella rivolse loro una domanda: “Che cosa fate, o giovani?”, alla quale risposero con la semplicità del compito che stavano svolgendo: “Siamo qui a raccogliere castagne”. Quindi, interessandosi alla loro condizione, aggiunse:

Ne avete a sufficienza? Siete povere?”.

Le fanciulle risposero con fede: “Ne abbiamo a sufficienza per grazia di Dio e della beatissima Vergine Maria”. Ed ella, con un sorriso dolce, disse: “Sono io la Vergine Maria”.

Negli anni immediatamente successivi all’apparizione fu scritto su pergamena il colloquio di Maria con le due fanciulle, da cui emerge forte e chiara la preghiera della Vergine a suo figlio: “Misericordia, misericordia, misericordia”, dal quale l’appellativo di Maria di Gallivaggio, Madre della Misericordia.

(foto: Medaglione del paliotto in oro e seta policroma – scuola di Palermo 1713)

I valligiani subito credettero e agirono: sul luogo dell’apparizione fu costruita una chiesetta e il 31 maggio 1493 fu benedetta dall’arciprete di Chiavenna, Giovan Battista Pestalozzi, con grande partecipazione di popolo. Ben presto, l’edificio fu abbattuto per costruirne uno più capiente, data la grande affluenza di fedeli (1510). Il secondo santuario si rivelò a sua volta insufficiente, così nel 1598 fu deciso di costruirne uno nuovo: l’attuale. L’ambiente sacro è costituito da tre navate divise da due file di colonne monolitiche in pietra locale e fu consacrato il 19 gennaio 1615 dal vescovo di Como, Filippo Archinti. Sull’altare maggiore, nel presbiterio decorato da affreschi finanziati da Giovan Pietro Vertemate Franchi di Piuro, un’ancona di legno custodiva la tela dell’Incoronazione della Madonna, oggi appesa alla parete sinistra del santuario. Prima dell’evento franoso, la nicchia dell’altare maggiore ospitava la statua della Madonna con bambino, ivi posta nel 1631 e oggi provvisoriamente ospitata nella cappella di santa Marta, nella chiesa di san Lorenzo, a Chiavenna. Sotto la mensa di marmo, protetta da una lastra di cristallo, giace il masso sul quale apparve Maria. Le cappelle laterali sono dedicate alla Strage degli Innocenti, a sinistra, e all’Annunciazione, a destra. La volta a botte del presbiterio fu decorata da Gian Domenico Caresana di Cureglia (1605-1606), con scene della vita di Maria: a sinistra la Natività della Madonna e la sua Presentazione al tempio, mentre a destra l’Annunciazione e verso il fondo lo Sposalizio con san Giuseppe. Nel grande ovale al centro è l’Assunzione della Madonna, tra angeli e testine alate su nubi. Sulle pareti sottostanti, in ampi rettangoli, sono rappresentati a sinistra la Natività di Gesù, mentre sulla parete di fronte è l’Adorazione dei magi. Di particolare rilievo sono due tele. La prima, dipinta da Paolo Camillo Landriani detto il Duchino nel 1606, raffigura la Madonna sul cui capo Gesù e il Padre sorreggono la corona, sormontata dalla colomba dello Spirito Santo. Sulla parete della navata laterale destra è appesa la pala che raffigura il Crocefisso tra cinque frati francescani e cappuccini, eseguita nel 1739 dal pittore sondriese Cesare Ligari. Nel 1667, fu deciso di realizzare il grandioso organo, inizialmente disposto sulla parete sinistra e poi addossato alla controfacciata nel 1759. Degno di nota è il grande crocefisso ligneo scolpito e dipinto, posto al centro dell’arco trionfale, poggiante sulla longarina, la quale è inscatolata in legno dorato e dipinto. Solitamente, i santuari sono trionfo di marmi pregiati e policromi: per quello di Gallivaggio fu invece utilizzata quasi esclusivamente pietra locale, come il masso su cui la Madonna apparve e attorno al quale sorse la chiesa.

Il complesso del santuario di Gallivaggio si completa con altre costruzioni, realizzate attorno alla chiesa. Di primissimo impatto visivo è il campanile. Edificato nel 1730, fu voluto da subito molto alto (52 metri), a sottolineare la centralità del luogo per tutta la Valchiavenna.

Appena a fianco della torre campanaria, si trova la scala santa. Costruita nel 1936 su progetto del pittore Ponziano Togni, consta di 72 gradini di granito, come i presunti anni di vita terrena della Madonna.

Lo scultore Pietro Tavani di Como realizzò per la scala diciotto formelle in bronzo raffiguranti episodi della vita di Maria e il grande crocefisso posto alla sommità, sotto il quale è stato posto un pannello dedicato a don Luigi Guanella di Fraciscio, santo dal 2011. 

Per consentire di fare qualche devozione a chi transitava lungo la strada carrozzabile, pur senza salire al santuario, fu costruita già nel 1537 una cappella.

L’attuale, dotata di breve pronao sostenuto da due colonne monolitiche in granito, fu realizzata nel 1853 quando, in seguito a un’alluvione, fu ridisegnata la strada per il passo dello Spluga.

Lungo il lato sinistro del santuario, diviso dal sentiero acciottolato pedonale a gradoni, è situato il cimitero: consacrato dal vescovo di Como Filippo Archinti il 19 gennaio 1615, insieme alla chiesa.

Già nel 1515 esisteva un’abitazione per il rettore del santuario e nel Seicento fu edificata un’osteria a livello della strada, a cui erano annessi una stalla, un crotto e una sala.

Nel 1957 fu terminata la costruzione della casa del pellegrino, mentre nel quinto centenario dell’apparizione (1992) fu completamente rifatta la pavimentazione del piazzale antistante il santuario.

L’11 Aprile 2015, papa Francesco tramite la bolla Misericordiae vultus indisse il Giubileo straordinario della Misericordia, dando la possibilità di ottenere le grazie giubilari anche in particolari chiese e santuari, nei quali poter aprire “una uguale Porta della Misericordia”, come quella aperta dal Santo Padre nella basilica di san Pietro. Il 14 Ottobre 2015, l’allora vescovo di Como, monsignor Diego Coletti, diffuse l’Itinerario pastorale liturgico, dove individuò sei chiese “giubilari” all’interno della diocesi, tra cui il santuario della “Beata Vergine della Misericordia a Gallivaggio”.

Il 10 Ottobre 2017, durante la messa del 525° anniversario dall’apparizione, il vescovo di Como, monsignor Oscar Cantoni affidò a Maria, Madre della Misericordia, “l’esperienza ecclesiale alla quale ho chiamato tutti i fedeli della nostra Chiesa, attraverso la celebrazione di un prossimo Sinodo”.

Si ringrazia per la collaborazione il professor Guido Scaramellini, dalla cui opera “La Madonna di Gallivaggio – storia e arte” (2^ edizione, 2015) è liberamente tratta la breve descrizione del santuario.